La Torre dei Basacomare: Storia, Architettura e Vicende di una delle più Antiche Torri di Bologna
All’angolo tra via Borgonuovo e Strada Maggiore, nel cuore dell’antico tessuto urbano bolognese, sorgeva un tempo una delle torri gentilizie più imponenti e simboliche della città medievale: la Torre dei Basacomare. Di quella struttura, oggi sopravvive solo un troncone alto circa 24 metri, inglobato nell’edificato tra via Borgonuovo e via Santo Stefano, memoria tangibile dell’antico potere nobiliare che un tempo dominava lo skyline cittadino.
Origini e contesto storico
Le prime attestazioni storiche sulla torre risalgono al XII secolo. Secondo documenti medievali, essa fu edificata dalla famiglia Basacomare, nobile casato bolognese il cui capostipite, Rolando Basacomare, è citato in un atto del 1148. La torre si ergeva lungo la "Strata Maior" — oggi Strada Maggiore — l'antica arteria che metteva in collegamento Bologna con la Via Emilia, rivestendo un ruolo strategico non solo per la difesa, ma anche per il controllo del territorio urbano e per l’ostentazione della propria influenza sociale.
Architettura e caratteristiche strutturali
La torre, di pianta quadrata con lato di circa 6,8 metri e muri perimetrali spessi quasi 2 metri, fu costruita secondo la tecnica edilizia a filaretto, tipica dell’epoca, utilizzando laterizi disposti in file regolari. In origine raggiungeva un’altezza stimata di circa 68 metri, rendendola una delle più alte tra le oltre 100 torri che svettavano nella Bologna medievale. La funzione difensiva era primaria: le torri servivano da rifugio durante le frequenti faide cittadine e da simbolo visibile del prestigio della casata.
Le lotte di fazione e la mutilazione della torre
Come riportato da Giovanni Gozzadini nel suo saggio “Delle torri gentilizie di Bologna e delle famiglie alle quali prima appartennero” (1850), la famiglia Basacomare fu tra le più coinvolte nei conflitti cittadini. Nel 1225, il podestà Pace Boccaccio ordinò l’abbattimento della sommità della torre, riducendola drasticamente, come punizione per l’atteggiamento ritenuto “malvagio” e sedizioso della famiglia. Questo atto s’inserisce nel contesto delle violente tensioni tra le fazioni guelfe e ghibelline che caratterizzarono il tessuto politico dell’Italia comunale del Duecento.
La decadenza della famiglia Basacomare
Il declino della famiglia proseguì con altri eventi drammatici. Tra il 1248 e il 1275, i Basacomare furono coinvolti in una serie di sanguinosi scontri con i Magarotti, culminati nell’uccisione di Iacopello Magarotti e nella morte in battaglia di Bartolomeo Basacomare. Nel 1279, come parte degli accordi di pacificazione seguiti all’esilio dei lambertazzi, la famiglia cercò di rientrare in città, ma il loro potere ormai era compromesso. Le cronache riportano anche che uno dei membri, Albertuccio Basacomare, fu noto giurista e governò diverse città dell’Italia centro-settentrionale nel Trecento.
Trasformazioni e vendite successive
Già dal 1273, la torre passò di proprietà tra diversi soggetti, tra cui gli Ottoverini e, più tardi, i Bottrigari. Nel 1582, Scipione Bottrigari ne fece abbattere ulteriormente una parte. Poco dopo, Ulisse Leoni tentò di costruirvi sopra un giardino pensile, ma il progetto fallì per motivi strutturali, portando alla condanna dell’architetto Giovanni Terribilia, multato per negligenza.
Rovine e testimonianze attuali
Nonostante le mutilazioni subite nei secoli, il troncone superstite della Torre dei Basacomare conserva elementi significativi: i resti dei solai, le cavità che ospitavano travi lignee, le tracce della merlatura sommitale e frammenti della muratura originaria. La torre è oggi tutelata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che ne riconosce il valore storico-architettonico come raro esempio dell’urbanistica verticale dell’età comunale.
Considerazioni finali
La Torre dei Basacomare è più di una semplice testimonianza muraria: è un frammento vivo della memoria storica di Bologna, simbolo di un'epoca in cui la città, spesso paragonata a una "Manhattan medievale", era costellata di torri che parlavano il linguaggio della potenza, della rivalità e dell’identità nobiliare. Sebbene il tempo e le vicende umane ne abbiano compromesso l’integrità, essa continua a raccontare — pietra dopo pietra — la storia di un’antica Bologna, vibrante e turbolenta, che vive ancora nei suoi angoli più nascosti.